Siamo ormai a quella che potremmo definire una vera e propria maratona Huawei – Stati Uniti. Nell’ultimo aggiornamento, potremmo ormai definirli come orari quasi, ci siamo lasciati con la sicurezza di veder arrivare una risposta da parte del governo cinese in merito all’intricata situazione. Bhè non ci sbagliavamo. Analizziamo dunque la risposta e gli scenari che ora si aprono.
QUI CINA
La Cina “sostiene” le sue società nel ricorso “ad armi legali a difesa dei loro diritti legittimi”: così il portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang, in merito alla sospensione delle fornitura a Huawei degli aggiornamenti di Android da parte di Google. La mossa è l’effetto dell’inserimento del colosso delle tlc di Shenzhen nella lista nera del commercio Usa per motivi di sicurezza nazionale, ultimo capitolo dello scontro commerciale tra Usa e Cina. Questa la notizia ANSA riportata una mezzoretta fà che ci aiuta a capire che la situazione si sposterà ben presto sul piano legale e del braccio di ferro ancora più politico prima ancora che commerciale.
EFFETTO DOMINO
Ma quale può essere la risoluzione della vicenda? In questa fase può emergere una linea pacifista e di discussione ragionevole dopo quanto detto dagli attori interessati? Conoscendo gli elementi in ballo e i ruoli da proteggere credo che ormai si sia detto “troppo” per poter sperare in una riduzione dei toni. Cosa succederebbe se la Cina dovesse optare per una risposta dura? Se gli altri produttori che si appoggiano ad Android dovessero scegliere per soluzioni proprietarie al fine di proteggersi da rischi fututi? Da osservatore leggo infatti molti commenti relativi alla “guerra” Huawei – Stati uniti che convergono in un unico pensiero : esisterà ancora Android alla fine di tutto? Domanda non così scontata e banale direi alla quale forse è ancora prematuro abbozzare una risposta . . .
QUI EUROPA
In un momento storico di grandi cambiamenti a livello mondiale e di potenziali crisi fra nazioni, il ruolo dell’Europa ne esce se possibile ancora più diminuito e abbattuto. Ormai i centri di pensiero e decisionali mondiali hanno spostato la loro sede ad altre latitudini, con effetti spiacevoli per i cittadini europei oramai non più padroni del loro destino.
SITUAZIONE IN COSTANTE AGGIORNAMENTO