Il Parlamento europeo ha approvato la riforma del copyright, con le nuove regole sul diritto d’autore. Nel tentativo di normare un argomento complesso quanto spinoso come quello della remunerazione dei contenuti degli artisti su internet, la comunità Europea ha deciso finalmente la strada da percorrere. Con la maggioranza dei votanti, le nuove regole sul copyright diventeranno quindi realtà, consentendo a creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del web il prezzo dei propri contenuti.
In estrema sintesi,viene riconosciuto il diritto a colmare il divario tra i ricavi che le grandi piattaforme commerciali fanno diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione agli autori o detentori dei diritti. La direttiva fissa dunque l’obiettivo da raggiungere:le piattaforme online non devono trarre guadagno dal materiale creato da persone che non abbiano ricevuto un compenso. Le piattaforme saranno dunque legalmente responsabili nel caso in cui i rispettivi siti web ospitino un contenuto senza che il creatore dello stesso sia stato adeguatamente remunerato.
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Le opposizioni alla normativa, puntano il dito contro quella che potrebbe sembrare una forma di censura mascherata. Un tentativo di rendere in parte ancora piu controllato il traffico internet con la scusa di ridividere il gruzzolo generato dai ricavi di visualizzazioni dei vari portali web. Gli utenti infatti potranno sì continuare a caricare contenuti sulle piattaforme online, ma quest’ultime potranno ospitare gli stessi solo a condizione che il diritto dei creatori a una remunerazione equa sia rispettato. Vogliamo comunque ricordare che la direttiva di per se non genera nessuna censura per l’utente del web, ma potrebbe finire con il limitarne la possibilita’ operativa e di condivisione su alcune piattaforme nel breve periodo.
Infine, importante menzione per quello che riguarda il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali come Wikipedia o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub. Attualmente vengono escluse dall’obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright.