Eccoci in questo nostro secondo Martedi Retrò, un appuntamento in cui analizziamo le vecchie glorie del passato ma anche i più grandi disastri che hanno segnato l’avanzare del mondo tecnologico e videoludico. Oggi la nostra attenzione si sofferma su un dispositivo che Nintendo lanciò sul mercato nel 1995: il Virtual Boy.
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Già nei primi Anni 90 si era compreso che la realtà virtuale avrebbe segnato una svolta nel campo tecnologico, ed ecco che tre grandi produttori dell’epoca (Nintendo, Atari e Sega) iniziarono a sviluppare alcuni prototipi di visori. Atari e Sega non lanciarono mai il proprio visore per Mega Drive e Jaguar sul mercato, mentre Nintendo era riuscita a commercializzare il dispositivo che avrebbe portato i suoi utenti in un mondo privato. Il Virtual Boy, nome in codice VR-32, non è stato altro che un fallito tentativo di sfida della grande N verso l’avversaria Sony ed il suo periodo boom. Il progetto di Nintendo era fin troppo ambizioso, ma con l’utilizzo di una grafica del passato era improbabile riuscire a meravigliare utenti abituati ormai a grafiche differenti: infatti questo dispositivo non era in grado di far girare giochi 3D poligonali, eccetto alcuni tentativi primordiali.
L’azienda dalla grande N aveva improntato il tutto sulla visione stereoscopica, la quale permetteva di proiettare ad ogni occhio due immagini identiche tra di loro ma disallineate nella prospettiva orizzontale, così che il cervello potesse rielaborare in un unica immagine ed avere un senso di profondità realistica. Nonostante tutto, questo dispositivo costituito da una sola fila di LED rossi ed uno specchio oscillante per occhio fu lanciato sul mercato il 21 luglio 1995 in Giappone e il 14 agosto dello stesso anno negli USA con un prezzo di circa 180$: meno costoso di una PlayStation ma più costoso di una console a 16 bit. Nintendo pensò anche ad una lineup di lancio che comprendeva Mario Tennis, Red Alarm, Panic Bomber e molti altri. Nintendo pensò a tutto anche alla pubblicità su NBC, ma il risultato fu lo stesso: un disastro, dal momento che il VR-32 morì silenziosamente l’anno successivo con solo 770.000 unità vendute rispetto all’obiettivo dei 3 milioni di pezzi. La console non arrivò mai in Europa. In poche parole, questo dispositivo è uno dei device più affascinanti nella storia del gaming, ma al contempo un gran disastro sia per l’azienda che per i giocatori poichè non solo non rispetteva alcune aspettative tecniche, ma danneggiava gli utenti con diversi problemi fisici come dolore agli occhi ed altri malesseri.
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